ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI, NEL 2042 SARANO IL 42% IN PIU' Allarme anziani non autosufficienti e Rsa, il sindacato chiede una riforma. Servono servizi integrati nel pubblico. Uno studio della Cisl mette in evidenza come gli over 90 saranno soprattutto donne ma con pensioni più basse e più stanche
DOSSIER MAL' ARIA, LA PIANURA SOFFOCA DI SMOG ANCIO Con 59 sforamenti di polveri sottili sui 35 consentiti, anche nel 2022 Verona si è confermata una delle città più inquinate d'Italia. Anche se altre città venete hanno avuto più giornate cattive, il capoluogo scaligero è quello in cui l'aria è mediamente peggiore tutto l'anno. Intanto l'Europa impone di intervenire con decisione entro il 2030
85 COLTELLATE, LA FURIA DI ALEXANDRU CONTRO LILIA 85 fendenti, rabbiosi furiosi. Lilia Patranjel 41 anni moldava non ha avuto scampo quella notte del 22 settembre dell’anno scorso quando l’uomo che aveva amato e sposato Alexandru Ianosi 35 anni l’ha uccisa. Due le coltellate mortali all’addome e al torace ma poi ci sono le altre alle braccia e alle mani, segno del disperato tentativo della donna di difendersi. Colpi inferti con una violenza tale, fino quasi a staccarle un braccio. 85 in tutto a contarle sul corpo martoriato di Lilia il medico legale incaricato dell’autopsia mettendo nero su bianco l’efferatezza del femminicidio, della violenza incredibile e quel numero 85 di quanto sia stato agghiacciante. Sono le conclusioni dell’indagine depositate in questi giorni in tribunale e che aprono per Ianosi chiusosi nel silenzio fin da subito e in carcere dal giorno del delitto, un processo in corte D’Assise per omicidio aggravato dal vincolo di convivenza. Reato da ergastolo, per cui non è ammesso il rito abbreviato con lo sconto di un terzo della pena. Una furia assassina esplosa nel corso di un litigio, l’ennesimo, come purtroppo spesso accade nei contesti di femminicidio. A scatenale la rabbia dell’uomo sembra fosse stata una frase detta da Lilia, decisa a mettere fine un rapporto che si era fatto sempre più violento. Ad ammetterlo sarebbe stato lo stesso Ianosi in una prima confessione arrivata dopo mesi di silenzio “ non ci ho più visto” queste sarebbero state le sue parole e giù colpi su colpi. Una famiglia all’apparenza come tante: un lavoro come badante, colf lei, saldatore in un’azienda a Mirano lui. Oggi a distanza di mesi e con la possibilità di un ergastolo da scontare il difensore di Ianosi è intenzionato a chiedere alla Corte una perizia psichiatrica. «Ianosi ora è più raziocinante, spiega, capisce il disvalore di quello che ha commesso. È un uomo distrutto»
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