I risicoltori del Delta del Po lanciano l'allarme. Nei 700 ettari coltivati a riso Carnaroli, Arborio e Baldo in Polesine la situazione è drammatica. La siccità straordinaria e la risalita del cuneo salino stanno producendo danni gravissimi. Chi ha i campi vicino al mare ha già le piante di riso annerito e dovrà buttare via tutto. Gli altri sperano nella pioggia, che nei giorni scorsi è anche arrivata, ma in forma di grandine con chicchi grandi come noci. Risultato: danni ...a mais, granoturco, soia e barbabietole. Una situazione che preoccupa e che va monitorata con il Veneto che, tra delta del po e veronese, rappresenta una delle realtà più importanti dal punto di vista della produzione di riso che inevitabilmente però ha bisogno di molta acqua. Ogni anno in Polesine vengono prodotte 5.000 tonnellate di riso del Delta del Po, che ha la denominazione Igp ed è un’eccellenza del territorio.; il cuneo salino con il mare che risale lungo il fiume sta creando pesanti difficoltà. Meglio va nel Veronese, dove si concentra gran parte degli investimenti del Veneto a riso con 2.160 ettari di coltivazioni quasi interamente a Vialone Nano. I problemi toccano anche i risicoltori delle altre regioni, Piemonte in primis e qui diventa necessaria la capacità di fare rete con i consorzi di bonifica per avere almeno quel minimo d'acqua necessaria per portare il prodotto a maturazione. Nel frattempo proprio sul riso, scoppia la guerra con il Trentino che di recente ha concesso volumi d'acqua ulteriori al Veneto, facendoli scendere dai bacini di ricarica dell'alto adige. Una regione, quella trentina, che dopo aver concesso l'acqua chiede però un cambio di rotta sul fronte delle colture. In poche parole, chiede al Veneto di smetterla di produrre riso e di spostarsi su un'agricoltura meno dispendiosa dal punto di vista idrico. Richieste viste tutt'altro che di buon occhio, ovviamente, dai produttori di riso del Veneto e sulle quali sarà importante la mediazione istituzionale che, spera il settore, possa arrivare quanto prima.
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