08.03.2023
Per la prima volta fuori dal carcere, dopo la condanna a 30 anni di reclusione che la Cassazione ha reso definitiva nel 2011. Il primo permesso premio per Michele Fusaro, l’ex falegname bassanese oggi 56enne che nel dicembre del 2007 sequestrò, uccise e fece a pezzi Iole Tassitani.
«Non pensavo fosse così difficile vivere questa giornata», ha detto a don Marco Pozza, il cappellano del carcere del Padova che lo ha accompagnato in questa uscita. Una decina di ore di ...libertà, a casa di una famiglia di amici del sacerdote. Quanto è bastato per far comprendere all’assassino di Iole che la vera galera adesso è fuori, non dentro, racconta don Marco al Giornale di Vicenza. «Michele Fusaro rimane Caino, ha compiuto sì un gesto mostruoso - mette in chiaro il religioso - ma in quella rabbia non si è giocato la parte migliore».
Lo confermerebbe quello che Don Marco definisce il duro lavoro di risalita dall’abisso, compiuto insieme a educatori, volontari, psicologi, magistrati, agenti di polizia penitenziaria.
L’anno scorso, Fusaro chiese alla Suprema Corte la liberazione anticipata: istanza respinta d’ufficio perché presentata senza il patrocinio di un avvocato. Ma già nel 2021 il Tribunale di Sorveglianza gli riconobbe la possibilità di ricevere permessi premio sulla base del principio della cosiddetta “collaborazione impossibile”: Fusaro, in sostanza, non avrebbe più nulla di importante da rivelare sul delitto. Conclusione duramente contestata dai familiari della vittima e dal loro legale, l’avvocato Roberto Quintavalle, da sempre persuaso del contrario.
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