L’INCHIESTA. LE TELEFONATE AI POLITICI: “CACCIATE BRAMEZZA”
«Giovanni, no». Fu un secco rifiuto, quello che oppose Luca Zaia quando Giovanni Jannacopulos gli chiese, parole testuali, di «risolvere il problema». Un problema che, per il patron di Rete Veneta e Antenna Tre, porterebbe il nome di Carlo Bramezza. Un «ostacolo» da rimuovere, così lo definì Jannacopulos in un colloquio con l’ex deputato Dino Secco, fino a dirsi certo: «Comunque lo facciamo fuori». Frasi tratte dai tabulati delle intercettazioni telefoniche della Guardia di Finanza. Mesi di indagini sulle presunte ...minacce rivolte a Bramezza per orientare alcuni processi gestionali dell’Ulss 7 Pedemontana.
Falliti i tentativi di forzare la volontà di Bramezza, Jannacopulos avrebbe cercato a quel punto di farlo dimettere o cacciare, tramite l’incessante campagna attraverso le sue emittenti e attraverso le pressioni su amministratori ed esponenti politici locali. «O lo mandate via da qua o faccio il finimondo in tutto il Veneto», si sfogò con l’assessore regionale Manuela Lanzarin, poi finita a sua volta sotto attacco: «Lo scontro è aumentato d’intensità, abbiamo colpito l’assessora», disse al Capogruppo Pd in Regione Giacomo Possamai.
Stando alla ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato sempre Jannacopulos a convincere il vicepresidente del Consiglio regionale Nicola Finco a formulare un’interrogazione in aula sull’operato di Bramezza. Al sindaco di Rossano Veneto Morena Martini, che si rivolse al patron di Rete Veneta per un familiare ricoverato ad Asiago, rispose: «Posso fare poco ad Asiago, a Bassano posso fare ciò che voglio». Altro aspetto che emerge dall’inchiesta, è infatti la grande confidenza tra l’indagato e alcuni primari del San Bassiano: con loro discuteva delle scelte interne all’ospedale. Varie intercettazioni proverebbero pure che Jannacopulos dava direttamente istruzioni a diversi dipendenti del Gruppo Medianordest sulle linee da seguire nei servizi televisivi. Da qui, il provvedimento applicato dalla Procura nei suoi confronti: il divieto di esercitare l’attività di editore, una misura senza precedenti in Veneto.
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