La parabola di Aboubakar Soumahoro è una storia dei nostri tempi: le fortune politiche sono sempre più brevi, il passaggio dalle stelle alle stalle viaggia su treni ad alta velocità. La vicenda è nota: il neodeputato eletto con Sinistra italiana e Verdi alle ultime elezioni è, o forse sarebbe il caso di dire era, il paladino dei lavoratori sfruttati e sottopagati o non pagati per niente. Dalla parte degli ultimi, era stato promosso a nuova icona della sinistra in cerca ...di eroi e si era presentato al suo primo giorno in parlamento con gli strumenti del mestiere: stivali di gomma infangati calzati su l’abito scuro d’ordinanza. Nemmeno il tempo di farsi notare tra le matricole e subito viene travolto dall’inchiesta giudiziaria sulla cooperativa gestita dalla suocera: storie di ordinario sfruttamento, tutte da dimostrare durante l’eventuale processo, ma quanto basta per mettere in imbarazzo non solo Soumahoro, ma anche chi aveva creduto in lui arrivando a candidarlo. Ecco, appunto, lo dice anche la parola: nell’antica Roma chi si candidava doveva essere sicuro di presentarsi immacolato al voto degli elettori. Sicuro, Soumahoro, forse non lo era, a quanto pare. Se scegli di alzare l’asticella dell’etica, poi devi dimostrare di saper saltare in alto e di non scivolare in basso alla prima leggerezza. Non è indagato e dice di non aver saputo, circostanza che probabilmente aggrava la posizione di un sindacalista che di professione dovrebbe cercare di fare luce sulla violazione di diritti, lontani o vicini. Stona l’inchiesta, ma stona anche la difesa, con quel video in lacrime e con l’intervista per rivendicare il diritto all’eleganza della compagna che esibisce disinvolta abiti e accessori costosi sula passerella di Instagram. L’ascesa e la caduta di Soumahoro, che si è autosospeso dal gruppo parlamentare, è una spia accesa sulla crisi della sinistra italiana, divisa e confusa, una sinistra che balbetta programmi confusi in difesa del lavoro e deve prendere in prestito volti e simboli perché non sa più generare al suo interno una classe dirigente in grado di vincere e convincere.
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