C’è una vecchia canzone che per titolo fa: Chiedi chi erano i Beatles. Raccontava di un confronto generazionale, era un faccia a faccia tra un padre e una figlia di 15 anni, che sapeva molto del suo tempo, ma non tutto. Oggi potremmo chiedere: chiedi chi era Mario Rigoni Stern. Oppure chiedi chi era Luigi Meneghello. Per un gioco bizzoso del destino, sono morti a un anno di distanza così come erano nati a un anno di distanza: Rigoni Stern ...avrebbe compiuto cent’anni un anno fa, Meneghello quest’anno a febbraio. Sono stati due giganti della letteratura italiana e noi nani sulle loro spalle, due straordinari testimoni del loro tempo e della loro terra, questa terra, elevata a paesaggio dell’anima per milioni di lettori in tutto il mondo, senza frontiere né confini. Eppure, forse per pigrizia, forse per distrazione, quella loro terra che è la nostra terra fin qui si è mostrata avara e smemorata. A parte Malo e Asiago, quante sono le strade e le piazze intitolate a Mario e Luigi, chiamandoli confidenzialmente per nome, se ci è permesso, come ha fatto la premier Giorgia Meloni con le grandi donne che fecero l’Italia. Quante sono le scuole e le biblioteche dedicate a questi maestri che con le loro vite hanno partecipato al gioco della grande Storia e con le loro opere hanno contribuito a costruire il castello della nostra cultura e identità veneta? Nell’epoca della brevità, di Tik Tok e di Twitter, le pagine di Mario e Luigi chiedono il tempo lento e lungo della lettura e della memoria. Ma dobbiamo aiutare i ragazzi di oggi a cercarle e trovarle negli scaffali della cultura contemporanea. Un punto di partenza, allora, potrebbe essere la dedica di uno spazio urbano o di un simbolo, come un busto o un bassorilievo. Vicenza potrebbe dare l’esempio, esercitando il suo ruolo di capoluogo della vicentinità e di capitale della cultura: sarebbe un modo per costringere chi ci passa davanti a chiedersi chi fossero Mario e Luigi. E a ricordarli.
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