HAI VOLUTO LA BICICLETTA? SI', PER PEDALARE IN SICUREZZA
Questo non è un paese per ciclisti. La tragedia di Davide Rebellin ha improvvisamente acceso i riflettori su strade vigliacche, quelle italiane, che non hanno rispetto né pietà per i ciclisti, nemmeno per i campioni. Quando si è diffusa la notizia della morte del campione veneto, politici di tutte le fedi si sono precipitati sui social per cinguettare il loro dolore e la promessa di un’Italia a portata di due ruote. Peccato che, per una coincidenza cinica e bara, proprio ...in quelle ore le agenzie battevano questa notizia: la Manovra cancella il fondo per la ciclabilità urbana: spariti 94 milioni di euro previsti dal governo Draghi. 94 milioni sono un bottino magro e del tutto inadeguato, briciole. Eppure, anche le briciole sono state spazzolate in un paese che quest’anno ha contato 106 vittime: un ciclista ucciso ogni due giorni, 35 sono bambini. Non a caso, le scuole di ciclismo sono in crisi: le famiglie hanno paura delle strade, così muore lentamente anche uno sport che è passione e patrimonio di milioni di italiani. E però non si può pensare che le piste ciclabili da sole risolvano le sanguinose statistiche italiane. Le strade sono di tutti, anche dei pedoni e dei ciclisti, non solo degli automobilisti: con o senza ciclabili. Serve una cultura del rispetto, invece in Italia continuiamo a ringraziare chi dà la precedenza a una mamma con passeggino sulle strisce: dovrebbe essere automatico e scontato, ma automatico e scontato non è. La morte di Rebellin ha acceso i riflettori, anche su chi continua a guidare camion dopo condanne per omissione di soccorso e ubriachezza alla guida, come il pirata tedesco che prima di fuggire si è fermato e ha guardato il corpo agonizzate del campione vicentino. Facciamo in modo che quei riflettori non si spengano e restino accesi.
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